Con il termine amianto o asbesto si intende una serie di minerali naturali caratterizzati da una struttura fibrosa, appartenenti alla classe chimica dei silicati.
Gli amianti che rivestono un interesse commerciale sono classificabili sostanzialmente in due gruppi:
- il serpentino di cui fa parte il crisotilo;
- il gruppo degli anfiboli che comprende crocidolite, amosite, antofillite, tremolite e actinolite.
In passato, grazie al basso costo di lavorazione ed sue alle ottime proprietà chimico-fisiche (quali stabilità termica, notevole resistenza meccanica, resistenza all’azione di agenti chimici e biologici, ecc.), l’amianto è stato largamente utilizzato in numerosi settori come l’edilizia, l’industria ed i trasporti. Il suo costante impiego ha causato molti problemi sia a livello ambientale, per la presenza di numerosi siti contaminati dall'enorme quantità di rifiuti pericolosi prodotti, che a livello sanitario, in quanto le fibre di asbesto in base alla loro lunghezza (fino a 50 μm) e diametro (< a 0,5 μm) possono raggiungere gli alveoli polmonari causando gravi malattie come l’asbestosi, il carcinoma polmonare ed il mesotelioma.
Ad oggi l’amianto rappresenta un grave problema sanitario e ambientale in tutto il mondo; per risolverlo non basta confinare i materiali contenenti amianto o eseguire delle bonifiche, ma è molto importante smaltire correttamente i rifiuti prodotti.
Con la Legge 257 del 27 marzo 1992 l’Italia ha vietato l’impiego del minerale fibroso di amianto e tutte le attività che ne prevedevano l’utilizzo. Di particolare rilievo è il Decreto Ministeriale del 06/09/1994 che prevede “Normative e metodologie tecniche di applicazione dell'art. 6, comma 3, e dell'art. 12, comma 2, della legge 27 marzo 1992, n. 257, relativa alla cessazione dell'impiego dell'amianto”.
Da sottolineare che nel suddetto decreto viene precisato che la presenza di materiali contenenti amianto in un edificio non comporta di per sé un pericolo per la salute degli occupanti. La pericolosità dell’amianto dipende infatti dalle condizioni del materiale stesso: se quest’ultimo si trova in buono stato e non viene manomesso è improbabile che possa rilasciare fibre; viceversa se il materiale viene danneggiato si verifica un rilascio di fibre che costituiscono un rischio potenziale.
E’ dunque indispensabile attuare una valutazione dei materiali in base al loro stato:
- se il materiale risulta essere integro e non suscettibile a danneggiamento è previsto un programma di controllo ed una manutenzione in sede;
- al contrario, se il materiale risulta danneggiato si rende necessaria una valutazione dell’estensione dell’area coinvolta. In caso di area molto estesa (>10%) è d’obbligo procedere nel più breve tempo possibile alla bonifica dell’area stessa, tramite incapsulamento o confinamento, o addirittura alla rimozione totale dei materiali contenenti amianto.
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