Il rischio da esposizione ai campi elettromagnetici: quali sorgenti valutare?

28/02/2018

Il rischio da campi elettromagnetici (CEM) è un rischio che appartiene alle Radiazioni non Ionizzanti (all'interno delle quali vi sono anche le radiazioni ottiche, quali i raggi ultravioletti, le radiazioni che ricadono nella banda del visibile, i raggi infrarossi): esso è stato inglobato dal D.Lgs.81/2008 tra gli "Agenti Fisici" al Titolo VIII e in particolare dal Capo IV.

Il T. U. sulla salute e sicurezza sul lavoro mira essenzialmente a prevenire sia gli effetti biologici di tipo diretto, come il riscaldamento cutaneo, che quelli di tipo indiretto, come le interferenze con dispositivi medici impiantati sul corpo.

In quasi tutti i luoghi di lavoro, il personale può essere esposto ai campi elettromagnetici che vengono generati ogniqualvolta si utilizza energia elettrica. Qualunque dispositivo, macchinario, impianto alimentato ad energia elettrica emette infatti campi elettrici, campi magnetici e campi elettromagnetici. Le sorgenti più comunemente conosciute sono, senza ombra di dubbio, gli elettrodotti e, in generale, gli apparati per la radiocomunicazione.

Tuttavia, oltre a queste sorgenti di immediata individuazione, negli ambienti di lavoro vi sono molte altre sorgenti di una certa consistenza che possiamo individuare, a partire dalle cabine di trasformazione media/bassa tensione, ai processi di saldatura manuale o automatica (a filo, oppure ad elettrodo o a radiofrequenza), ai forni ad induzione magnetica piuttosto che alla tempra ad induzione: ma queste sono solo alcune delle sorgenti più significative presenti in ambito industriale, senza contare, poi, quelle presenti in ambito sanitario quali, ad esempio, gli apparati di risonanza magnetica. 

Dal momento che i campi elettromagnetici sono quindi presenti un po' ovunque nell'ambiente industriale ma, purtroppo, a differenza di tanti altri rischi, risultano invisibili all'occhio umano, risulta fondamentale, per poter effettuare un'adeguata valutazione del rischio derivante da questo agente fisico, effettuare preliminarmente un censimento finalizzato ad individuare tutte le potenziali sorgenti di radiazione elettromagnetica presenti in azienda: a tal proposito, allo scopo di mettere un po' di chiarezza sull'argomento e di sostenere il Datore di Lavoro o il RSPP nell'adottare un approccio corretto nella valutazione di tale rischio, forniamo qui di seguito una breve panoramica delle principali sorgenti di campi elettromagnetici (suddivise per banda di frequenza) presenti in ambito industriale che sicuramente necessitano di essere prese in considerazione ed esaminate con attenzione.

SORGENTI DI CAMPI ELETTRICI E MAGNETICI STATICI.

Tali tipologie di sorgenti sono spesso presenti in corrispondenza di apparecchiature alimentate da tensione continua o linee percorse da elevate correnti continue. Un esempio è rappresentato dai processi di elettrolisi oppure dai macchinari per la produzione di grandi elettrodi per archi voltaici.

SORGENTI DI CAMPI ELETTRICI E MAGNETICI ELF (EXTREMELY LOW FREQUENCY).

Queste sorgenti sono invece spesso associate al trasporto e all'impiego dell'energia elettrica. Ogni linea elettrica aerea o interrata, cablaggio, barra di trasmissione, cavo, costituisce quindi una sorgente di dispersione nell'ambiente circostante.

A titolo di esempio, a livello di reti di distribuzione dell'energia elettrica, vanno sicuramente considerate:

  • Le cabine elettriche di trasformazione MT/BT;
  • quadri elettrici di potenza con correnti superiori a 100 A;
  • power center con interruttori superiori a 100 A;
  • motori elettrici di potenza superiore a 50 kW;

e, più in generale,

  • Ogni installazione elettrica con una intensità di corrente di fase > 100 A;
  • Ogni singolo circuito all'interno di una installazione con una intensità di corrente di fase > 100 A;
  • Qualsiasi circuito nudo aereo di tensione superiore a100 kV, o linea aerea superiore a 125 kV, sovrastante il luogo di lavoro, o a qualsiasi tensione nel caso di luogo di lavoro (vedasi Tabb. 1-2 EN 50499).

L'esposizione degli addetti alle centrali elettriche non può quindi essere sottovalutata, con un'attenzione particolare per gli addetti alla manutenzione delle linee. Molti sono peraltro gli impianti industriali dotati di sottostazione autonoma per l'alimentazione elettrica, con esposizioni parimenti significative.
In ogni caso, spesso all'interno delle realtà industriali sussiste la necessità di distribuire l'energia all'interno degli impianti, con il rischio di ritrovarsi talune postazioni di lavoro a ridosso di cablaggi, con conseguente presenza di elevati livelli di campo magnetico.

Inoltre, ogni apparecchiatura alimentata con correnti elevate costituisce una potenziale sorgente. 

SORGENTI DI CAMPI ELETTRICI E MAGNETICI A FREQUENZA SUPERIORE (RF E MO).

Queste ultime tipologie di sorgenti sono invece normalmente associate a riscaldatori utilizzati in vari ambiti industriali. Tali macchine si basano sulla trasformazione in calore dell'energia elettromagnetica assorbita dal materiale oggetto di trattamento. Le applicazioni sono numerose e, di conseguenza, il numero di apparecchiature di tale genere utilizzato all'interno delle attività produttive risulta essere estremamente elevato.

È possibile, in via generale, suddividere i riscaldatori industriali in tre categorie in base al principio e alle modalità di funzionamento:

  • A microonde;
  • A perdite dielettriche;
  • A induzione magnetica.

I riscaldatori a microonde si trovano prevalentemente impiegati nell'ambito dell'industria alimentare: essi rappresentano l'equivalente dei comuni forni di uso domestico con potenze di utilizzo, in questo caso, molto più elevate.

Gli apparecchi per riscaldamento a perdite dielettriche sono invece in grado di produrre calore direttamente all'interno del materiale lavorato. I due strati di materiale da trattare vengono pressati tra due elettrodi a piastre di dimensioni variabili, che costituiscono l'applicatore e che risultano essere alimentati con la radiofrequenza tramite barre metalliche che possono trasportare anche notevoli quantità di corrente. Le frequenze d'uso caratteristiche per queste tipologie di apparecchiature variano infatti da qualche MHz sino al centinaio di MHz, in rapporto anche al materiale da trattare.

I riscaldatori ad induzione magnetica sfruttano, da ultimo, intensi campi magnetici per produrre calore all'interno di metalli e semiconduttori. Essi trovano largo impiego sia nell'industria del trattamento dei materiali metallici (saldatura, indurimento, tempera, fusione, ecc.), che in quella elettronica.

Sulla base di rilievi strumentali, eventualmente condotti in diverse configurazioni e condizioni di funzionamento delle apparecchiature, sarà possibile verificare l'intensità del campo elettrico e magnetico emesso dalle varie sorgenti in modo da confrontarlo coi limiti previsti dalla normativa sia per la popolazione che per i lavoratori, valutando inoltre l'attuazione di semplici interventi di bonifica e contenimento o l'adozione di più corrette procedure di impiego finalizzati ad ottenere una riduzione dell’esposizione.

 

Area Sicurezza impianti e processi produttivi

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