Intelligenza Artificiale, beni strumentali e prospettive dal rinnovo del Piano Transizione 4.0: I crediti di imposta previsti per gli investimenti

20/06/2022

In un articolo apparso sulle colonne de Il Sole 24 Ore il 23 maggio scorso a firma di Massimo Chiriatti (chief technology officer di Lenovo Italia), Nicola Intini (manager e imprenditore), Corrado La Forgia (vicepresidente di Federmeccanica), Paola Liberace (esperta in competenze digitali), gli autori si soffermano sul contributo che l’Intelligenza Artificiale può fornire in termini di collaborazione alla manodopera, a patto che si sappiano approfondire aree applicative e spazi adeguati da assegnare a macchine per lo svolgimento di compiti fino ad ora gestiti dall’intelligenza umana.

In questo contributo gli autori elaborano un “manifesto” dedicato alla cosiddetta “Intelligenza artificiale debole”, ad intendere cioè quella che trova applicazione per specifici compiti e funzioni in ausilio all’uomo, laddove sia possibile raccogliere un ampio numero di dati disponibili e rappresentativi per settore o area ed elaborarli tramite algoritmi per generare soluzioni efficaci, riproducibili ma anche innovative.

Tale ultima capacità sarebbe indotta dalla capacità degli algoritmi di imparare dai dati che vengono loro somministrati, emulando in tal modo logiche di apprendimento tipiche dell’intelletto umano. L’utilizzo consapevole di tali nuove tecnologie può consentire di derivare informazioni, e quindi conoscenza, che valgono molto di più dei dati immessi. Si pensi ad esempio al contributo attuale fornito da tali elaborazioni negli ambiti di salute e sicurezza.

L’ Intelligenza Artificiale dovrebbe pertanto essere intesa come ausilio per fare meglio attività che già l’uomo sa fare e consentirgli di fare cose nuove. Si pensi ad esempio allo sviluppo del terziario a supporto di strategie commerciali, di politiche finanziarie o assistenziali, o alla possibilità di sensorizzare macchine in produzione per ricavare dati utili all’ottimizzazione di interventi manutentivi o programmare settaggi per l’abbattimento di costi energetici.

La svolta auspicata dagli autori è la graduale e sempre più consapevole trasformazione, attraverso l’impiego dell’IA, di risorse umane da “manodopera” a “testadopera”, in un processo di ri-apprendimento diffuso di competenze anche informatiche che dovrebbe essere di impulso ai grandi cambiamenti in atto e alla liberazione del potenziale umano ancora inespresso.

Accanto a chi propone strategie di implementazione di IA e nell’attesa dell’elaborazione del nuovo Regolamento Macchine che dovrà necessariamente integrare gli aspetti dedicati all’IA, c’è chi nel mondo safety e security già propone soluzioni digitali impiegabili quali:
 
  • chiavi RFID per l’abilitazione di manutentori di documentata esperienza ad effettuare interventi tecnici con vari livelli di criticità sulla base delle competenze acquisite (si pensi ad esempio ad accessi di operatori in spazi confinati o sospetti di inquinamento, accessi a quadri elettrici sotto tensione, accessi ad aree ATEX, accessi nel perimetro di macchine e impianti complessi ecc) attraverso l’attribuzione di una identità elettronica univoca;
  • sensori a tecnologia radar in ambienti gravosi dove coesistono operatori e robot collaborativi che consentono di monitorare ambienti dividendo il volume in più zone di sicurezza;
  • soluzioni per evitare che la violazione di eventuali sistemi informatici dell’azienda possa inficiare i sistemi che presiedono la safety;
  • revamping innovativo alla luce dei dati raccolti per migliorare le prestazioni del macchinario e ridurre il suo impatto ambientale ecc.
Per un elenco completo di beni immateriali (quali software, sistemi, piattaforme e applicazioni) su cui si sta investendo anche nel nostro Paese si veda l’Allegato B alla Legge 11 dicembre 2016, n. 232.

A fronte del potenziale tecnologico già disponibile cosa prevede per il nostro Paese il Piano Transizione 4.0 2023-2025?

La Circolare 14/E del 17 maggio 2022 dell’Agenzia delle Entrate, nel riprendere i contenuti della Legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio 2022), alla luce della relazione illustrativa e tecnica di accompagnamento, ha fornito una interpretazione degli importi disponibili precisando il tetto di 20 milioni su base annuale per i crediti d’imposta per l’acquisto dei beni strumentali.

Nel dettaglio è stato disposto che per le imprese che effettuano investimenti in beni materiali 4.0 nel 2022 le aliquote sono del
 
  • 40% per investimenti fino a 2,5 milioni
  • 20% per investimenti da 2,5 a 10 milioni
  • 10% per investimenti da 10 a 20 milioni
Il rinnovo della misura fino a tutto il dicembre 2025 prevede aliquote ridotte secondo questo schema:
 
  • 20% per investimenti fino a 2,5 milioni
  • 10% per investimenti da 2,5 a 10 milioni
  • 5% per investimenti da 10 a 20 milioni
Previsione di scalatura anche per i beni immateriali previsti dall’allegato B della L. 232/2016, quali software, sistemi e system integration, piattaforme e applicazioni connessi a investimenti in beni materiali Industria 4.0.

Per il 2021 e il 2022 l’aliquota è fissata al 20%. Il rinnovo prevede:
 
  • 20% per il 2023
  • 15% per il 2024
  • 10% per il 2025
Proroghe fino al 2031 sono state previste anche per il credito di imposta per Ricerca e Sviluppo, innovazione e design.

Per il 2022 le aliquote e i tetti sono i seguenti:
 
  • 20% per attività di ricerca e sviluppo con massimale di 4 milioni
  • 10% per attività di innovazione tecnologica o per attività di design e ideazione estetica con massimale di 2 milioni
  • 15% per attività di innovazione con finalità orientate a un obiettivo di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0 con massimale di 2 milioni
A seguire è prevista una rimodulazione degli importi corrisposti per le attività di ricerca e sviluppo fino al 2031 e per le attività di innovazione e design fino al 2025 secondo le seguenti aliquote:
 
  • 10% per attività di ricerca e sviluppo con massimale di 5 milioni
  • 5% per attività di innovazione o per attività di design e ideazione estetica con massimale di 2 milioni
  • 10% per attività di innovazione con finalità orientate a un obiettivo di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0 con massimale di 4 milioni
 
Area Legale
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