Negli ultimi tempi, è stata giustamente data grande risonanza mediatica al problema della presenza di Arsenico, in quantità sensibilmente elevate, nell’acqua dei pozzi privati, che viene utilizzata per l’alimentazione umana.
Cos’è l’arsenico?
L’Arsenico (As) è un metalloide allo stato solido, molto reattivo, non solubile in acqua, mentre i suoi sali sono più o meno solubili in funzione del pH e dell’ambiente ionico. Esso si combina rapidamente con cloro e fluoro a caldo e con molti metalli e non metalli.
Il problema della presenza di As nell’acqua, è ben noto da almeno 30 anni ed in base ai risultati di numerosi studi, che hanno dimostrato la presenza di significative concentrazioni di As nelle acque di falda, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) ne ha fissato il limite di concentrazione nell’acqua potabile a 10 μg/l (ovvero a 0,01 mg/l). Nel nostro paese, elevati valori di arsenico sono stati misurati nelle acque sotterranee di molti comuni dell’Emilia Romagna e della Lombardia, in alcuni comuni del Veneto, nell’area dei Campi Flegrei (Napoli), nonché nelle acque sorgive e nei laghi del Lazio settentrionale, in Toscana, Sardegna, e Trentino. I rilievi oggi disponibili in Italia relativamente ai valori di arsenico, evidenziano come frequentemente si riscontrino valori superiori a 50 μg/L. Si tenga presente che l’aggiornamento sulla qualità delle acque sotterranee, risulta difficoltoso poiché il monitoraggio eseguito a livello regionale, risulta estremamente disomogeneo e pertanto in Italia, manca un’adeguata sistematicità nell’informazione sulla presenza di arsenico nelle acque per usi potabili provenienti da pozzi privati o distribuite in rete. Il D. Lgs. 31/01 "Attuazione della direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano", entrato in vigore nel dicembre 2003, ha fissato il limite per l’arsenico nell’acqua potabile a 10 μg/l, in accordo con le decisioni dell´OMS.
Da dove deriva la presenza di arsenico?
La maggior parte di queste indagini hanno evidenziato come la presenza dell’arsenico sia legata principalmente a processi naturali di cessione per dilavamento delle rocce e dei suoli degli acquiferi (l’arsenico è presente come costituente principale in più di 200 minerali, dei quali approssimativamente il 60% sono arseniati, il 20% solfati e il restante 20% arseniti, ossidi, silicati ed arsenico elementare), ma anche le attività umane, sono fonte significativa di contaminazione da Arsenico. Le industrie ceramiche, la produzione di componenti elettronici (semiconduttori, circuiti integrati), le industrie di cosmetici, le industrie tessili, i colorifici e le vetrerie liberano notevoli quantità di arsenico in ambiente. L’arsenico viene inoltre impiegato per la preparazione dei pallini da caccia e la sua presenza nell’ambiente è legata anche all’attività mineraria, alla fusione dei metalli, alla combustione dei rifiuti, alla produzione di energia con combustibili fossili (carbone o petrolio), all’utilizzo di insetticidi, erbicidi e fungicidi a base di arsenico, di fertilizzanti in agricoltura, il cui uso prolungato, può portare ad un accumulo di As nel suolo.
Le restrizioni in materia di fabbricazione, immissione sul mercato ed uso dell’Arsenico nel territorio dell’UE, unitamente alle misure di protezione previste, definite allo scopo di limitarne la diffusione nell’ambiente ed identificarne le fonti di esposizione umana, sono specificati nell’Allegato XVII del Regolamento CE n.1907 del 18 dicembre 2006 o REACH (recentemente modificato dal Regolamento CE n.552 del 22 giugno 2009).
Quali sono le vie di assorbimento dell’arsenico per l’uomo?
Per l’uomo la principale fonte di esposizione non occupazionale ad As, è rappresentata dall’ingestione, attraverso la dieta. Come sappiamo, le acque sotterranee possono essere contaminate da As e anche nel caso non vengano consumate direttamente per l’alimentazione umana, l’arsenico può entrare ugualmente nella catena alimentare, qualora esse vengano utilizzate in agricoltura per irrigare le colture e per l’alimentazione e il consumo animale. Anche la via inalatoria può essere fonte di introduzione nell’organismo, in particolare modo per la popolazione residente nei pressi di fonderie e di insediamenti per la produzione di energia (centrali a carbone). L’esposizione può avvenire inoltre per contatto cutaneo, con suolo contaminato e meno frequentemente con antiparassitari contenenti arsenico.
Quali sono i problemi per la salute umana?
L’esposizione all’arsenico, può comportare gravi problemi per la salute umana. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC, 1987) e l’US EPA (1993), basandosi sulle evidenze nell’uomo, hanno classificato l’As inorganico come certamente cancerogeno per l’uomo, inserendolo rispettivamente nel gruppo I e nel gruppo A. Insorgenza di cancro al polmone dopo esposizione occupazionale, è stata osservata in lavoratori di fonderie, nei minatori e negli operai di industrie di antiparassitari. Per quanto riguarda l’esposizione dovuta ad ingestione di acqua contaminata con As inorganico, essa può determinare l’insorgenza di cancro della pelle, della vescica, del polmone, del rene e di altri organi. Oltre all’insorgenza di cancro, l’arsenico nell’uomo può causare una lunga serie di patologie che includono lesioni cutanee (iperpigmentazione, melanosi, cheratosi), problemi all’apparato respiratorio (tosse cronica, respiro corto, bronchite), effetti sul sistema nervoso (neuropatie, disordini neurocomportamentali, perdita di memoria, basso quoziente intellettivo, disturbo dell’attenzione ed effetti sul sistema riproduttivo (complicazioni durante la gravidanza, anomalie fetali, parto prematuro, basso peso alla nascita), oltre a patologie cardiovascolari e diabete.
Come valutare il rischio?
Per la valutazione del rischio di esposizione all’As, il parametro di riferimento è rappresentato dal PTDI (Intake Giornaliero Tollerabile Provvisorio), che è stato fissato dalla WHO per l’As inorganico al valore di 2,1μg/Kg/die. Questo parametro rappresenta un importante riferimento, soprattutto per il monitoraggio delle popolazioni esposte attraverso fonti naturali (come ad esempio, l’acqua contaminata). Un altro utile parametro, ritenuto più adeguato per contaminanti in grado di accumularsi nell’organismo, è costituito dal PTWI (Intake Settimanale Tollerabile Provvisorio), pari a 15 μg/Kg/settimana di As, equivalente a 146 μg/die di As per un soggetto adulto di 68 Kg di peso corporeo.
Inoltre, sempre la WHO ha fissato a 1,0 mg/die, l’intake giornaliero di As inorganico associato a insorgenza precoce di lesioni della pelle.
Come vengono effettuate le analisi dei campioni di acqua?
Le analisi vengono effettuate in ICP-MS, in accordo con i metodi di prova UNI EN ISO 15587-2:2002 e UNI EN ISO 17294-2:2005.
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