L’emergenza è una condizione, una situazione, una circostanza non ordinaria e diversa da tutte quelle che normalmente si presentano ad ogni lavoratore e che richiede una pronta ed attenta reazione.
Definito ciò, per non incorrere in gravi rischi, è quindi necessario essere pronti ad affrontare un’emergenza, ovvero sapere esattamente cosa si deve fare, specie durante l’attività lavorativa. Tale concetto è anche sancito dalla lettera “t” dell’Articolo 18 del D. Lgs. 81/08 “Obblighi del datore di lavoro e del dirigente” che attribuisce al Datore di Lavoro la responsabilità di:
“adottare le misure necessarie ai fini della prevenzione incendi e dell’evacuazione dei luoghi di lavoro, nonché per il caso di pericolo grave e immediato, secondo le disposizioni di cui all’articolo 43. Tali misure devono essere adeguate alla natura dell’attività, alle dimensioni dell’azienda o dell’unità produttiva, e al numero delle persone presenti”.
Altre prescrizioni circa tale obbligo, specifici per i casi di incendio, si trovano nell’art. 5 “Gestione dell'emergenza in caso di incendio” del D.M. 10/03/98.
Ovviamente, perché le misure identificate dal datore del lavoro possano essere attuate in modo efficiente ed efficace è di particolare importanza avere personale specificamente formato ed addestrato per affrontare tali situazioni. Tale concetto, oltre che ovvio, è definito dalla SEZIONE VI “Gestione delle emergenze” del D. Lgs. 81/08. Di particolare importanza saranno le esercitazioni periodiche previste al fine di simulare i casi incidentali identificati dal datore di lavoro nelle quali gli operatori potranno allenarsi periodicamente nella gestione dell’emergenza e nell’abbandono del luogo di lavoro.
Tutto ciò premesso, in questo articolo abbiamo deciso di rimarcare quanto importanti siano questi concetti andando ad analizzare casi reali di scenari incidentali realmente accaduti. Infatti, il principio di negazione tende a far sottostimare o sottovalutare la possibilità di accadimento di incidenti o scenari di emergenza con il naturale effetto che, nella sfortunata occasione che si presenti una reale emergenza, il personale si trovi impreparato ad affrontarla.
Nello specifico abbiamo analizzato un caso per ciascuno dei seguenti scenari:
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Disastri marittimi;
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Incendi in azienda;
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Incendi in discoteca:
DISASTRI MARITTIMI
La sera del 13 Gennaio 2012, la nave da crociera Costa Concordia, che stava effettuando una crociera nel Mediterraneo ha urtato alle 21:42 il più piccolo degli scogli de Le Scole, situato a circa 500 metri dal porto dell'Isola del Giglio, provocando uno squarcio di 70 metri nello scafo e causando 30 morti, 2 dispersi e numerosi feriti.
Questo triste incidente, anche grazie all’eco mediatica che ha subito, ci dà l’opportunità di ragionare su alcune dichiarazioni rilasciate dai sopravvissuti:
“C'è stato un vero e proprio assalto alle scialuppe con personale totalmente non addestrato, non idoneo alla situazione, tanto che proprio mentre venivano calate ci sono stati gli incidenti – evidenzia Parmegiani – tanto che abbiamo dovuto sostituire il comandante della nostra scialuppa con un ufficiale di macchina di una compagnia diversa”. Insomma, il personale era “Totalmente impreparato alle emergenze”.
A bordo della Costa Concordia era presente anche l'attrice Francesca Rettondini, che racconta all'agenzia Adnkronos: “Io ero come un ebete, non sapevo cosa fare. Ho avuto paura, ci siamo spinti tutti verso l'uscita. La gente era nel panico. Quando la nave si inclinava sempre di più tutti puntavano i piedi, io avevo paura di andare giù”.
Ilaria, 23 anni di Roma, e Safa 22 anni di Perugia, erano invece in crociera per seguire un corso di formazione. E a caldo raccontano i momenti dell'impatto e dell'evacuazione: “Eravamo a cena ieri sera quando ha cominciato a tremare tutto, la luce è andata via e la gente ha cominciato a gridare aiuto. Dopo che ha tremato tutto la nave ha cominciato a piegarsi su un lato. Nella sala ristorante sono caduti oggetti, bicchieri, vassoi e piatti. Ci siamo anche feriti ma la cosa più drammatica è sentire la voce delle persone, in particolare delle mamme, chiamare i propri familiari, soprattutto i bambini. Era buio e non sapevamo cosa fare. La gente cadeva in terra mano a mano che la nave si inclinava. Sentivamo la voce del comandante ma abbiamo pensato a correre verso un'uscita. Un'ora dopo è suonata la sirena ed è stato dato l'ordine di evacuazione”.
Fonte: Corriere della Sera.it 14 Gennaio 2012
Queste testimonianze ci fanno capire quanto il panico e la mancata conoscenza dell’ambiente, aggravato dall’eventuale mancanza della luce come accaduto nell’incidente della Costa Concordia del 13 Gennaio 2012, rendano l’evacuazione non solo molto difficoltosa, ma estremamente traumatica. E’ quindi fondamentale conoscere in modo approfondito ogni modalità di intervento per poter intervenire in modo consapevole.
INCENDI IN AZIENDA
Nella notte fra il 5 e il 6 Dicembre 2007 sette operai dello stabilimento di Torino muoiono investiti da una fuoriuscita di olio bollente in pressione che aveva preso fuoco.
“Sembrava un incendio davvero (…) che non potesse destare preoccupazioni, tanto è vero che io provai a nebulizzare il mio estintore, convinto che sarebbe stato sufficiente per spegnere quelle fiamme che sembravano davvero piccole fiamme, purtroppo però il mio estintore era praticamente vuoto, non ebbe alcun effetto (…) Ora non so il motivo però le fiamme aumentarono, rimanendo circoscritte alla zona della spianatrice ed un pochino più in alto, anche perché (l’incendio) prese parte della carpenteria della linea (…). Poi come dicevo non era una condizione... Cioè ne avevamo viste di condizioni molto peggiori purtroppo. (…) Per cui, prendemmo tutti e tre questa manichetta che era srotolata circa a 15 metri dal luogo dell’incendio. (…) Mi girai, lanciai via anche un po’ stizzito questo estintore vuoto; il mio posto lo prese Roberto Scola con il suo... Mi diedero l’acqua, di aprire l’acqua, io ricordo che iniziai ad aprire ed iniziai a seguire che effettivamente l’acqua uscisse e riempisse la manichetta. Ricordo che fece un breve tratto per qualche 2, 3 metri probabilmente dall’innesto e non so per quale motivo tirai su la testa, probabilmente per vedere se effettivamente l’acqua sarebbe poi fuoriuscita dalla lancia. Però questo non accadde perché in quel momento ci fu un’esplosione e nell’esplosione. (…) Ci fu anche qualcosa di anomalo nel senso che le fiamme diventarono delle fiamme enormi, grandissime ed andarono in basso. Le fiamme sembravano una grossa mano, un’onda anomala, si alzarono per qualche metro e presero tutti i ragazzi che erano là davanti. L’anomalia sta proprio in questo, perché normalmente le fiamme dovrebbero andare in alto penso, mentre invece in quel caso probabilmente dovuto all’esplosione di un tubo, un flessibile che conteneva olio, c’era proprio questa cosa che prendeva fuoco e prese tutti i ragazzi.”
“Nel momento in cui sto per salire in bici vedo uscire Antonio Boccuzzi dal passaggio che collega la linea 5 alla linea 4, che era lontano una ventina di metri che urlava e chiedeva aiuto “correte, correte, ho bisogno di aiuto”. (…) Come ho passato il passaggio che divide la linea 5 dalla linea 4 ho visto un muro di fuoco, ecco. Fiamme altissime che arrivavano al carro ponte, bruciava anche il muro in mattoni. (…) Allora gli ho chiesto se aveva chiamato aiuto perché ho visto che noi non potevamo fare più niente, lui mi ha detto che il telefono non funzionava, allora ho preso il mio cellulare, ho chiamato il 118, la telefonata che avete sentito.”
Queste testimonianze ci fanno capire quanto siano importanti le simulazioni periodiche degli scenari incidentali. Non solo per allenare il personale, ma per effettuare controlli circa lo stato di efficienza delle attrezzature predisposte per la gestione dell’emergenza che, tra l’altro, devono anche subire ulteriori verifiche periodiche.
Inoltre, verso le ore 6 della mattina dello stesso 6 dicembre 2007, mentre erano in corso gli accertamenti, si è sviluppato un secondo incendio che ha determinato l’evacuazione dei presenti ed un nuovo intervento dei Vigili del Fuoco. Questo secondo incendio, intervenuto a circa 5 ore dal precedente e che costituisce, ad avviso della Corte, un preciso ed incontestabile elemento sulla presenza di materiale combustibile (…) lungo la Linea 5 (…) tanto che i Vigili del Fuoco hanno evacuato tutti i presenti e solo circa tre ore dopo hanno permesso loro di riprendere gli accertamenti in corso.
Questo secondo aspetto, ci fa capire quanto sia importante al termine di un’emergenza verificare accuratamente che questa sia effettivamente terminata.
INCENDI IN DISCOTECA
La cronaca recente purtroppo non ha interessato solamente l’industria del turismo marittimo.
L'incendio scoppiato il 27 Gennaio 2013 al Kiss, un night club sempre affollato a Santa Maria, città nel sud del Brasile, ha provocato 232 morti e almeno 130 feriti. La tragedia è avvenuta alle 2 del mattino e al momento dell'incendio ospitava circa 2.000 persone. A causare l’incendio nella discoteca è stata l’accensione di un bengala da parte del gruppo musicale che si stava esibendo sul palco. Il bengala ha incendiato il soffitto del locale da cui è si è esteso un incendio di grandi proporzioni
Fonte: Il Messaggero.it 27 Gennaio 2013
Questa tragedia brasiliana è stata causata indubbiamente da alcune carenze nella predisposizione degli ambienti. Le testimonianze del responsabile dei pompieri di Santa Maria, Moises Fuchs, sono piuttosto chiare:
“Il permesso per funzionare era scaduto dall'Agosto del 2012 perché nel locale bisognava fare lavori per cambiare la segnaletica interna e aprire un'uscita d'emergenza”.
Fonte: Il Messaggero.it 27 Gennaio 2013
Tuttavia, a prescindere da un’ovvia necessità di avere locali a norma per evitare tragedie di questo calibro, vogliamo porre l’attenzione sul seguito delle testimonianze del responsabile dei pompieri:
“molti sembrano aver confuso il cartello dell'uscita con quello del bagno: nei gabinetti abbiamo trovato decine di cadaveri”.
Fonte: Il Messaggero.it 27 Gennaio 2013
Ancora una volta si evidenza come la paura e una mancanza di chiare e immediate indicazioni possano, in particolare in situazioni di panico, confondere gli utenti con drammatiche conseguenze.
Inoltre:
Secondo alcune testimonianze di sopravvissuti raccolte dai media locali, i buttafuori del Kiss avrebbero bloccato l'apertura della porta di uscita del locale, per evitare che entrasse gente senza pagare.
Fonte: Il Messaggero.it 27 Gennaio 2013
Questo dettaglio mette in evidenza quanto un’immediata ed efficace comunicazione tra tutti gli addetti ai lavori sia di vitale importanza in gravi situazioni di emergenza per garantire un’evacuazione adeguata. Risulta chiaro come una mancata comunicazione o, peggio ancora, una comunicazione scorretta tra i membri dello staff possa far addirittura peggiorare l’esito di una situazione di pericolo.
Area Sicurezza impianti e processi produttivi