La storia di Giulia, una storia di sicurezza e salute sul lavoro
29/04/2024
“Buongiorno ragazzi. Oggi è il 28 aprile e ricorre la Giornata Mondiale della Sicurezza e Salute sul Lavoro. La finalità di questa ricorrenza è quella di promuovere il dibattito attorno al tema della prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali correlate al lavoro ed è quella di ricordarci l'importanza per tutti noi, di assumere un impegno etico ineludibile. Per questo motivo, nell’ora di italiano di oggi, ho chiesto a Giulia di raccontare la sua storia. Prego Giulia, a te la parola”.
“Buongiorno prof e buongiorno a tutti voi, cari e bellissimi compagni di classe. Avevo 7 anni e mia madre era tutto il mio mondo. Era bella mia madre, aveva sempre un bellissimo sorriso, rassicurante e gentile, anche quando era stanca o preoccupata. Sentivo che mi proteggeva, che mi curava, che mi era vicina. Prima di andare a scuola facevamo sempre colazione insieme ed era bello. Io le parlavo delle mie cose di bambina e le facevo mille domande e lei mi ascoltava e percepivo che di me le importava. Ho davanti ai miei occhi molte immagini di quei momenti con lei. Mi mancano molto. Poi, dopo avermi portato a scuola, andava al lavoro. Anche quella mattina, in cui i raggi del sole, giocando attraverso le tende, mi avevano svegliato dolcemente. Da quando aveva finito la scuola faceva l’operaia, nella fabbrica del paese, che dava lavoro a tante persone.
Molti miei compagni avevano i genitori che ci lavoravano, come mia madre, con impegno e serietà, anche se quel lavoro non le piaceva. Lavorava su una macchina automatica grande e rumorosa, con gli ingranaggi in moto frenetico ed i pezzi prodotti che scorrevano veloci, insieme ad altre operaie. Anch’io l’avevo vista una volta, durante una giornata dedicata alle famiglie. Quando le avevo chiesto cosa facesse, mi aveva spiegato che era il suo lavoro assicurarsi che funzionasse bene, che producesse ciò che doveva. In classe, quella mattina, ad un certo punto hanno chiamato fuori la maestra e quando è rientrata, dopo qualche minuto, si capiva che qualcosa non andava. Tutto era diventato lento, silenzioso, come fermo. Mentre io ero lì, a scuola, mia madre è rimasta vittima di un infortunio mortale. La macchina sulla quale lavorava ogni giorno, quella stessa che garantiva il nostro futuro, in un attimo le ha tolto la vita. Suo padre, mio nonno, è venuto a prendermi prima della fine delle lezioni e mi ha portato a casa sua. Sono rimasta con i nonni qualche giorno, senza andare a scuola, senza che mia madre venisse mai.
Poi ho capito. Tutto è stato molto difficile, anche dal punto di vista economico e lo è oggi ancora di più. Da allora devo affrontare ogni sfida, piangere per ogni sconfitta, gioire per ogni successo, senza di lei. Ognuno della nostra famiglia è costretto a farlo. Ogni momento importante della mia vita è toccato dall’ombra della sua assenza e la mia forza è pensare a quanto era gentile, a quanto amava profondamente e che tutto ciò che faceva era per me, per il nostro futuro. Ok prof, basta così per favore”.
“Grazie Giulia, davvero, a nome di tutti i tuoi compagni e di tutti noi insegnanti. Non dimentichiamo la storia di Giulia e quella di tanti altri come lei. Chiediamo di più a noi stessi ed agli altri, non solo di rispettare le norme di sicurezza, ma di promuovere una cultura dove ogni livello di un'organizzazione si impegni a proteggere i suoi lavoratori. È essenziale che noi, come società, come individui, come futuri lavoratori o datori di lavoro, comprendiamo che la sicurezza non è un costo, ma è un impegno etico al rispetto di noi stessi, delle altre persone e della vita umana. Giulia, grazie ancora e buon 28 aprile a tutti voi ed ai vostri cari.”