Il Radon è un gas naturale radioattivo, inodore, incolore ed insapore e le particelle alfa prodotte dal suo decadimento radioattivo possono causare, una volta inalate, danni irreparabili alle cellule polmonari.
Il Radon viene emesso da qualsiasi materiale di origine naturale che contenga tracce, anche piccole, di uranio (es. granito, tufo, porfido, basalto, cementi pozzolanici, ecc.) e dunque fuoriesce naturalmente dal terreno, dall’acqua e da alcuni materiali da costruzione, accumulandosi all’interno di ambienti chiusi e diventando estremamente pericoloso per la salute.
L’esposizione al Radon presente all’interno delle abitazioni, rappresenta probabilmente una delle principali cause di morte, per tumore al polmone, diffusa a livello globale.
L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’OMS e l’Istituto per la Ricerca sul Cancro, classificano infatti il Radon come agente cancerogeno, considerandolo alla stregua di altri agenti come il fumo di tabacco ed il benzene (IARC 1988).
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’esposizione a gas Radon rappresenta il secondo fattore di rischio di insorgenza del tumore al polmone. In Italia, si stima che il Radon possa essere la causa di migliaia di decessi ogni anno.
Il Ministero della Salute ha pubblicato il Piano Nazionale Radon già dal 2002, auspicando il recepimento in Italia della Raccomandazione 143/90 dell’Unione Europea e l’adozione di una specifica normativa per le civili abitazioni, indicando come valori limite medi annui raccomandati 400 Bq/mc per le case esistenti e 200 Bq/mc per le case da costruire.
Il recepimento della Raccomandazione 143/90 è solo una questione di tempo, legata alle scadenze temporali imposte dalla stessa UE ed alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica in materia di Radon.
Pur non esistendo ancora una norma nazionale, alcune regioni italiane, tra le quali l’Emilia Romagna ed il Lazio, hanno sviluppato delle proprie linee guida per il controllo della concentrazione di Radon nelle abitazioni.