Sicurezza negli impianti biogas

15/05/2017

Il biogas è prodotto dalla fermentazione anaerobica di sostanze organiche all'interno di appositi fermentatori. Il biogas è costituito in prevalenza da metano (CH4), mentre il resto è anidride carbonica (CO2) ed altri composti in basse concentrazioni.

La produzione di biogas avviene secondo diversi step, in appositi impianti di produzione ubicati, in prevalenza, all'interno di aziende agricole.
Un impianto può essere suddiviso nelle seguenti sezioni:

  • Serbatoio di stoccaggio della biomassa;
  • Miscelatore;
  • Digestore;
  • Serbatoio di stoccaggio biogas;
  • Sistema di produzione di energia e calore.

Il biogas, una volta ottenuto, è convertito in energia elettrica tramite un’apposita centrale termoelettrica. L'energia elettrica così ottenuta è immessa nella rete di distribuzione nazionale, a meno degli autoconsumi dell’impianto.

In questa sede, senza entrare nel merito degli aspetti realizzativi degli impianti di produzione, si vogliono evidenziare alcuni degli aspetti legati alla sicurezza degli operatori che conducono gli impianti di biogas.

RISCHIO INCENDIO ED ESPLOSIONE

Gli impianti di produzione di biogas con capacità superiore a 25Nmc/h sono attività soggette a controllo VV.F, in quanto rientrano nel punto 1 dell'Allegato I del D.P.R. n. 151/11. Da un punto di vista normativo, non esiste un’unica norma per la realizzazione di un impianto di biogas, ma ne esistono diverse. Risulta evidente che il rischio di incendio, a cui è soggetto un impianto, è strettamente connesso alla tipologia dell’impianto di biogas. Nonostante la tipologia dell’impianto sia correlata alla tecnologia adottata, si può comunque considerare una configurazione di riferimento, comune a tutti gli impianti, che comprende le seguenti sezioni:

  • Alimentazione e pretrattamento della biomassa in ingresso;
  • Digestione anaerobica e produzione di biogas e stoccaggio del digestato;
  • Convogliamento, accumulo del biogas e conversione energetica.

In relazione alle sezioni dell’impianto, si possono distinguere diverse sostanze combustibili. In particolare si hanno: sostanze solide (biomassa a basso contenuto di umidità), sostanze gassose (biogas), sostante liquide (oli lubrificanti).

In relazione a tale aspetto, risulta chiaro che il progettista dell’impianto deve essere in linea con il progettista antincendio, il quale può contare sul supporto di numerose norme di riferimento.

Oltre al rischio incendio, agli impianti di biogas può essere correlato il rischio di esplosione. In particolare, si potrebbero verificare emissioni dovute a guasti dei sistemi di tenuta della rete di trasporto, oppure da fori sulle coperture dei serbatoi di accumulo del biogas. In alcuni impianti, se presenti post trattamenti del digestato, oltre al rischio di esplosione generato dalla possibile emissione di gas, si deve tenere in considerazione anche la possibile presenza di polveri combustibili, derivanti dalla lavorazione del digestato. A livello progettuale, risulta, pertanto, importante procedere ad una preliminare classificazione delle aree a rischio esplosione per la presenza di gas infiammabili, oppure di polveri combustibili. La classificazione delle zone risulta indispensabile per una corretta scelta ed installazione delle apparecchiature. Le apparecchiature ricadenti nelle aree individuate devono essere conformi alla direttiva ATEX.

LAVORO IN SOLITUDINE

All’interno di un impianto di biogas, qualora non sia possibile evitarlo, la turnazione degli addetti potrebbe comportare lavorazioni in solitudine. In caso di infortunio o malore, tale condizione risulta particolarmente critica nel caso in cui non si riesca a chiamare i soccorsi esterni. Per evitare tale condizione, è necessario che tra l’operatore in turno e il Responsabile dell’impianto si stabilisca una comunicazione periodica, gestita tramite apposita procedura. Così facendo, il Responsabile, oltre ad avere un riscontro dell’inizio e della fine del turno, riceve un feedback periodico durante l’intero turno lavorativo.

ATTIVITÀ IN SPAZI CONFINATI

Per “spazio confinato” si intende un qualsiasi ambiente limitato, in cui il pericolo di morte o di infortunio grave è molto elevato, a causa della presenza di sostanze o condizioni di pericolo.

In un impianto di biogas, sono diverse le attività ordinarie e straordinarie che potrebbero esporre gli operatori a tale rischio. Infatti, durante le attività manutentive o di ispezione si potrebbe verificare la necessità di accedere all'interno di cisterne e serbatoi per eseguire attività di bonifica e pulizia. A tal proposito, il titolare dell’impianto, oltre a valutare i rischi “tradizionali” presenti all'interno della propria realtà lavorativa, dovrà necessariamente valutare e di conseguenza individuare gli eventuali rischi inerenti gli ambienti confinati, effettuando un censimento e valutando l'effettiva necessità di accedere in tali ambienti. All'esito di tale valutazione, il titolare dell’impianto valuterà se affidare le attività che determinano tale rischio a ditte esterne specializzate, oppure al personale interno adeguatamente formato.

GESTIRE LA SICUREZZA E LE EMERGENZE

Il titolare dell’impianto, oltre a seguire un accurato programma di manutenzione e gestire gli aspetti tipici della valutazione dei rischi, dovrà tenere in considerazione gli aspetti legati alla gestione della sicurezza e delle emergenze.

In riferimento alla gestione della sicurezza, devono essere messe in atto tutte le misure previste per garantire il funzionamento degli impianti, dei dispositivi di sicurezza, degli impianti di protezione antincendio. Devono essere a disposizione degli operatori il manuale d’uso per l’esercizio dell’impianto, gli schemi di flusso del biogas ed una planimetria con l’indicazione delle eventuali aree protette da impianti antincendio.

Il personale addetto deve essere informato in merito ai rischi a cui può essere soggetto lavorando all’interno dell’area dell’impianto, con particolare riferimento al rischio incendio, rischio esplosione ed ambienti confinati.
Contestualmente alla gestione della sicurezza, il titolare dovrà prendere in carico anche la gestione dell’emergenza. A tale scopo sarà necessario formare gli addetti antincendio secondo le disposizioni del DM 10/3/98 e redigere un piano di emergenza, ove siano riportate tutte le procedure per la gestione di fermata e messa in sicurezza dell’impianto.

In base a quanto esposto, si può concludere che la realizzazione e la gestione di un impianto di biogas dovrebbe avvenire sempre secondo un approccio di sicurezza integrata, ovvero considerando la sicurezza non solo durante la fase di realizzazione dell’impianto, ma anche durante la gestione e la manutenzione dello stesso, così come avviene per un qualsivoglia sito produttivo.

 

Area Sicurezza impianti e processi produttivi

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