Sostanze chimiche nel settore tessile

19/08/2020

Le fibre tessili si distinguono in naturali ed artificiali, per varietà, colore e consistenza. Queste proprietà sono legate ai processi di lavorazione, ai materiali ed alle sostanze chimiche utilizzate. I prodotti tessili possono essere sottoposti ad una serie di trattamenti chimici e non quali la filatura, tessitura, lavorazione a maglia, tintura, stampa, assemblamento e raffinamento dei tessuti. Questi processi richiedono l’utilizzo di sostanze con diverse funzioni quali ad esempio quella di garantire che i vestiti non si sgualciscano, renderli idrorepellenti o antipiega, oppure più flessibili, malleabili o elastici. Tali sostanze sono molteplici e vengono dosate in alte o basse concentrazioni, con caratteristiche di pericolosità differenti e in cicli produttivi variabili.  Ad oggi, molte aziende stanno scegliendo politiche diverse per potersi adeguare alle norme europee in modo da ridurre al minimo l'utilizzo di alcune sostanze non propriamente atossiche, a beneficio di lavoratori e consumatori finali.

Il Regolamento (CE) n. 1907/2006, “Regolamento REACH” introduce norme per regolare i rischi relativi all’uso di sostanze chimiche pericolose attraverso limitazioni, autorizzazioni ed obblighi sull’impiego di tali sostanze nei prodotti finali.

Le sostanze che hanno subito delle limitazioni sono molteplici, ad esempio il pentaclorofenolo, il nichel e i suoi composti, i composti organostannici, alcuni idrocarburi policiclici aromatici (IPA), il cromo esavalente negli articoli in pelle e l’acido perfluoroottanoico (“PFOA”).

Dal 1° novembre 2020 prodotti tessili di abbigliamento, accessori e calzature che possono entrare in contatto con la pelle contenenti sostanze classificate come cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione, come ad esempio: cadmio e suoi composti, composti del cromo VI, composti dell’arsenico, piombo e suoi composti, benzene, Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), formaldeide, ftalati e chinolina ecc,. non potranno più essere presenti sul mercato europeo a meno che non sia rispettata la concentrazione massima definita dalle leggi vigenti.

Il consumatore, a sua volta, può richiedere al fornitore informazioni sul prodotto acquistato. Esiste inoltre un sistema di allerta europeo denominato RAPEX che elenca i prodotti segnalati o ritirati perché non conformi alle norme europee per la descrizione, la categoria, il nome, la marca ed eventuali altri claim.

 
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