Sostenibilità e Greenwashing: Proposta di Direttiva

03/04/2023

Il 22 marzo 2023 la Commissione Europea ha pubblicato una proposta di Direttiva circa la fondatezza delle comunicazioni ambientali esplicite su prodotti commercializzati a “marchio verde” (Green Claims Directive), al fine di garantire i consumatori contro pratiche commerciali sleali e ingannevoli.
 
Obiettivo primario della proposta di Direttiva è di contrastare il fenomeno noto come “Greenwashing” che si manifesta attraverso l’introduzione sul mercato di prodotti che vengono dichiarati sostenibili senza che vengano descritte in modo sufficientemente documentato l’origine, la filiera di produzione e i criteri di distribuzione e senza fornire dati relativi all’impatto ambientale.
 
Il Green Deal europeo si impegna a contrastare le false dichiarazioni ambientali garantendo che gli acquirenti ricevano informazioni affidabili, comparabili e verificabili per consentire loro di prendere decisioni più consapevoli e ridurre il rischio di “Greenwashing”.
 
L’ obiettivo della trasparenza sugli impatti del prodotto sull’intero ciclo di vita può essere raggiunto, secondo la proposta di Direttiva, attraverso l'adozione di metodi di calcolo solidi e armonizzati che coprano l'intera catena del valore.
 
La Commissione ha effettuato negli ultimi anni campagne di analisi sulle asserzioni ambientali sulla base dei principi richiamati nella Direttiva, ispirati a chiarezza, univocità, accuratezza e verificabilità. Uno studio condotto nel 2020 nei Paesi UE ha rilevato che una quota considerevole di dichiarazioni ambientali (53,3%) fornisce informazioni vaghe, fuorvianti o infondate. Il 40% delle affermazioni non era comprovato.
 
Anche dai sondaggi circa la fiducia dei consumatori sulle dichiarazioni ambientali sono emersi numeri molto bassi. Le etichette ambientali esistenti nel mercato interno dell'UE sono soggette a diversi livelli di solidità, supervisione e trasparenza, vale a dire a diversi modelli di governance.
 
Ulteriore confusione sul mercato è causata da un numero crescente di marchi di qualità ecologica che coprono aspetti diversi, adottano approcci operativi diversi e sono soggetti a diversi livelli di controllo.
 
Nel sondaggio del 2020 oltre un quarto (27%) dei partecipanti ha individuato “la proliferazione e/o la mancanza di trasparenza/comprensione/affidabilità di loghi/etichette di sostenibilità su prodotti e servizi” come un ostacolo rilevante al rafforzamento dei consumatori per la transizione verde.
 
Le aziende che offrono prodotti veramente sostenibili sono dunque svantaggiate rispetto a quelle che non lo fanno in quanto rischiano costi di conformità inutilmente elevati.
 
La proposta di modifica della Direttiva sulle pratiche commerciali sleali affronta in parte i problemi elencati nella sezione 1.1 ("Greenwashing" ed etichette di sostenibilità non trasparenti). Attua una serie di misure sulle asserzioni ambientali risultanti dalle opzioni strategiche privilegiate, tra cui:
 
  1. l'elenco delle caratteristiche del prodotto sulle quali un professionista non deve ingannare il consumatore di cui all'articolo 6, paragrafo 1, della Direttiva 2005/29/CE è modificato per includere “l'impatto ambientale o social”e, la "durevolezza" e la “riparabilità”;
  2. l'elenco delle azioni che devono essere considerate ingannevoli se inducono o possono indurre il consumatore medio ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso, di cui all'articolo 6, paragrafo 2, della Direttiva 2005/29/CE, ora include “l'effettuazione di una dichiarazione ambientale relativa alle prestazioni ambientali future senza impegni e traguardi chiari, oggettivi e verificabili e senza un sistema di monitoraggio indipendente”;
  3. l'elenco delle pratiche commerciali considerate sleali in ogni circostanza, nell'allegato I della Direttiva 2005/29/CE, è esteso a quattro pratiche associate al greenwashing: 
i. esposizione di un'etichetta di sostenibilità che non si basa su uno schema di certificazione o non è stabilita dalle autorità pubbliche
ii. fornire un'indicazione ambientale generica per la quale il commerciante non è in grado di dimostrare prestazioni ambientali eccellenti riconosciute pertinenti all'indicazione
iii. fare una dichiarazione ambientale sull'intero prodotto quando riguarda solo un certo aspetto del prodotto
iv. presentare i requisiti imposti dalla legge su tutti i prodotti della categoria di prodotti pertinente sul mercato dell'Unione come caratteristica distintiva dell'offerta del professionista.
 
La presente proposta di Direttiva sulle asserzioni ambientali e la proposta di modifica della Direttiva sulle pratiche commerciali sleali istituiscono congiuntamente un quadro politico coerente per aiutare l'Unione nella transizione verde, trasformando i modelli di consumo in una direzione più sostenibile.
 
La proposta va anche a vantaggio dei produttori che in tal modo sono guidati nella predisposizione di affermazioni ambientali complete ed esaustive attraverso etichette, QR Code o altri strumenti adeguati al pubblico di destinazione, per una corretta informazione dei consumatori e in tal modo sono garantiti dal punto di vista giuridico nel quadro delle politiche di prodotto per l'economia circolare.
 
Per i cittadini la certificazione/verifica indipendente da parte di organizzazioni accreditate di quanto esposto dai produttori in etichetta o attraverso le informazioni commerciali rimane l'opzione preferita.
 
Tra le soluzioni proposte di regolamentazione della materia, dopo ampia consultazione delle parti interessate (produttori, consumatori, associazioni di categoria, controllori pubblici), sono emerse due direttrici
 
  1. divieto di asserzioni ambientali che non soddisfino una serie minima di criteri;
  2. divieto di etichette di sostenibilità che non soddisfino i requisiti minimi di trasparenza e credibilità
 
Tra le misure aggiuntive individuate:
 
  • istituzione di un meccanismo di verifica per facilitare l'attuazione e l'applicazione per garantire che i criteri minimi sulla fondatezza delle dichiarazioni siano rispettati;
  • utilizzo di punteggi aggregati sugli impatti ambientali da rappresentare attraverso le asserzioni ambientali;
  • esclusione delle microimprese dalle norme correlate sulla comunicazione ad evitare impatti sproporzionati (ci si riferisce a imprese con meno di 10 dipendenti e fatturato annuo non superiore a 2 milioni di euro; tuttavia per quelle piccole e medie imprese che volessero fare parte della transizione verde si prevedono misure appropriate per aiutarle ad applicare i requisiti della proposta attraverso un accesso facilitato a misure come il sostegno finanziario e l'assistenza organizzativa e tecnica);
  • limitazione della proliferazione delle etichette ambientali e rafforzamento dei sistemi di certificazione già esistenti per garantire la fondatezza delle asserzioni ambientali e migliorare il processo decisionale dei consumatori.
L'iniziativa, intesa a definire per il mercato UE un set di informazioni primarie e certificabili sui prodotti sostenibili commercializzati, nonché procedure di verifica pre e post-immissione per far fronte alle non conformità e alla possibilità di ritiro o sospensione dell'etichettatura in caso di non conformità persistente e flagrante, prevede un budget complessivo di ca. 25 milioni di EUR fino al 2027.
 
Area Legale

Sostenibilità e Greenwashing - Proposta di Direttiva
Condividi linkedin share facebook share twitter share
Siglacom - Internet Partner