Valutazione del rischio sismico e sismabonus

24/10/2017

Valutazione del rischio sismico e sismabonus_blog_made hse gruppo marcegaglia

Grazie alla Legge di Stabilità 2017, approvata nel dicembre dello scorso anno, oggi è possibile ottenere notevoli incentivi statali nel caso in cui, da parte del cittadino, ci sia la volontà di attuare un piano di valutazione e prevenzione del rischio sismico di uno o più edifici in proprio possesso (che possono essere edifici residenziali o capannoni industriali indistintamente).
Si tratta del cosiddetto “Sismabonus”, definito anche “Casa Sicura”, che consente di detrarre dalla propria dichiarazione dei redditi le spese sostenute per lavori edilizi che riducono la vulnerabilità sismica degli edifici.

Lo strumento attuativo del “Sismabonus” è il decreto n°58 (e successivo DM n°65) del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, grazie al quale sono state stabilite le Linee Guida per la classificazione di rischio sismico delle costruzioni (allegato A) che definiscono otto Classi di Rischio, con rischio crescente dalla lettera A+ alla lettera G.
La nomenclatura con cui sono state definite le classi di rischio sismico è affine a quella adottata in ambito comunitario per definire la prestazione energetica di edifici o elettrodomestica.

Ma cosa si intende per Rischio Sismico? E come deve essere eseguita una valutazione del Rischio Sismico?

“..Il Rischio Sismico è la misura matematica/ingegneristica per valutare il danno (perdita) atteso a seguito di un possibile evento sismico. Dipende da un’interazione di fattori..”
 

Rischio = Pericolosità x Vulnerabilità x Esposizione
 

Pericolosità: probabilità che si verifichi un sisma (terremoto atteso) - zone sismiche.
Vulnerabilità: valutazione delle conseguenze del sisma - capacità degli edifici.
Esposizione: valutazione socio/economica delle conseguenze - contesti delle comunità.
 

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La determinazione della classe di appartenenza di un edificio può essere condotta secondo due metodi, tra loro alternativi, l’uno convenzionale e l’altro semplificato, quest’ultimo con un ambito applicativo limitato.

Come è riportato dalle Linee Guida, il metodo semplificato è basato su una classificazione di vulnerabilità macrosismica dell’edificio secondo la Scala Macrosismica Europea (EMS) senza specifiche indagini e/o calcoli e può essere utilizzato sia per una valutazione preliminare indicativa, sia per l’accesso al beneficio fiscale in relazione all’adozione di interventi di tipo locale, consentendo al massimo il miglioramento di una sola classe di rischio.

Invece, il metodo convenzionale è basato sull’applicazione dei normali metodi di analisi previsti dalle attuali Norme Tecniche (ma non ne sostituisce l’efficacia) e consente la valutazione della Classe di Rischio della costruzione, sia nello stato di fatto sia nello stato conseguente all’eventuale intervento, consentendo il miglioramento di una o più classi di rischio.

La classe di Rischio Sismico si individua mettendo in relazione due parametri, quello economico “Classe PAM (Perdita Annua Media attesa)”, che dipende dalle perdite economiche associate ai danni agli elementi strutturali in caso di sima riferite al costo di ricostruzione, e quello di sicurezza “Classe IS-V (Indice di sicurezza)” della struttura definito come il rapporto tra l’accelerazione di picco al suolo (PGA) fornito dallo Spettro di Risposta (figura seguente) che determina il raggiungimento dello Stato Limite di salvaguardia della Vita (SLV) e quella prevista, nel sito, per un nuovo edificio.
 

schema_Valutazione del rischio sismico e sismabonus
 

Questa classificazione, però, non può e non deve bastare a stimare la corretta capacità di una struttura o di un elemento strutturale soggetto all’azione sismica. È necessario, infatti, studiare la risposta dell’edificio al sisma mediante i metodi di analisi strutturale proposti dal capitolo 7 delle NTC 2008 (Norme Tecniche Costruttive) con l’ausilio del successivo capitolo 8 relativo ai criteri generali per la valutazione della sicurezza, l’esecuzione e il collaudo degli interventi sulle costruzioni esistenti, stilando una vera e propria relazione tecnica (come per la progettazione di strutture ex novo sismo-resistenti).

Ad oggi i due metodi di analisi strutturale di maggior rilevanza sono:

  • Analisi statica lineare, che consiste nell’applicazione di forze statiche orizzontali equivalenti alle forze di inerzia indotte dall’azione sismica direttamente sul telaio dell’edificio, ipotizzando un modo di vibrare principale della costruzione caratterizzato da un periodo calcolato in maniera approssimata (formula fornita dalle NTC 2008).
     
  • Analisi lineare dinamica (detta anche analisi dinamica modale) che consiste nella determinazione dei modi di vibrare della costruzione (analisi modale appunto), nel calcolo degli effetti dell’azione sismica per ciascuno dei modi di vibrare individuati e nella combinazione di questi effetti. Solitamente l’analisi modale viene realizzata con l’ausilio di appositi software di calcolo.

Le verifiche strutturali in entrambi i metodi di analisi sono effettuate con riferimento sia allo Stato Limite di Salvaguardia della Vita (SLV) che allo Stato Limite di Danno (SLD) e per entrambi i metodi la forza orizzontale complessiva che agisce alla base dell’edificio è modellata e ricavata direttamente attraverso lo Spettro di Risposta di progetto definito al capitolo 3 delle NTC 2008.

Questo fa capire quanto sarebbe insufficiente e riduttivo, ai fini di una valutazione del Rischio Sismico, limitare lo studio del comportamento di una struttura alla catalogazione di un qualsiasi edificio in otto classi senza comprendere in modo approfondito il suo grado di duttilità e la sua reale risposta agli effetti dell’azione sismica.

 

Area Sicurezza impianti e processi produttivi

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